Itinerario in Montenegro:
Castelnuovo - Kotor - Perast - Niegusj - Pavlova Strana - Plužine
Distanza:
255 km
1. Un bagno nella baia di Kotor
Siamo sbarcati a Dubrovnik di mattina presto, dopo una nottata posto ponte sul traghetto Jadrolinija in cui non abbiamo chiuso occhio. Dopo aver superato due simpatiche file alla frontiera di Karasovići, tra Croazia e Montenegro, abbiamo finalmente raggiunto la Baia di Kotor.
Che tradotto significa: profonde insenature con il mare Adriatico da un lato e alte montagne dall’altro. Un vero spettacolo della natura che non ha bisogno di presentazioni.
La particolare conformazione geografica delle Bocche di Cattaro fa sì che tutte le cittadine all’interno della baia siano riparate dal mare aperto e siano da sempre un porto sicuro per le navi che vagavano nel Mediterraneo, oltre ad un importante punto strategico commerciale e militare facilmente difendibile. Forse anche per questi motivi gli Ottomani che dominarono il Montenegro a partire dal XV secolo, a differenza del resto del paese, non conquistarono mai le città della costa, che inizialmente cercarono protezione nella Repubblica di Venezia e a partire dal XV furono da essa sottomesse.
La strada per arrivare a Kotor è una sola, un po’ lenta, ma stupenda: costeggia letteralmente il mare regalando paesaggi unici. Parcheggiare la macchina sul ciglio della strada, prendere al volo un telo e fare un bagno circondata dalle montagne, sotto l’ombra di un albero di fico, è stato uno dei migliori regali di compleanno che ho ricevuto quest’anno.
I due borghi più belli della baia, secondo il mio personalissimo punto di vista, sono Perast e Kotor. Il primo è un gioiellino, la seconda è una città bellissima, ma l’atmosfera è rovinata dall’eccessivo turismo estivo. A voi la scelta.
Perast
Perast è un piccolo borgo di pietra, pace e tranquillità, un tempo sede della potente corporazione dei capitani di marina durante il dominio della Serenissima. Potete passeggiare sul lungomare e nel minuscolo centro storico barocco, salire sul campanile alto 55 metri della Chiesa di San Nicola, fare un tuffo o raggiungere in battello in pochi minuti e con pochi euro le isole di fronte (Isola di San Giorgio e la più piccola isoletta dove si trova il Santuario della Madonna dello Scalpello).
Kotor
Kotor è un piccolo labirinto di pietra dove l’influenza della Serenissima si respira ovunque (addirittura nella cucina, lo sapevi che uno dei piatti tipici della città è il risotto al nero di seppia?).
Non solo. Ai veneziani piacque così tanto questa Kotor (anzi Cattaro) che spesero follie per difenderla, ci costruirono torri e mura fortificate lunghe quasi 5 km che costarono un enorme dispendio economico, ma furono necessarie a fermare l’avanzata ottomana in Europa. È ancora in uso in veneto, dopo diversi secoli, il detto “Mi costi quanto le mura di Cattaro”!
Potete visitare queste possenti mura, se siete ben allenati e se siete pronti ai 1350 gradini necessari a raggiungere la fortezza di San Giovanni che ha chiaramente una vista mozzafiato sulla città e sulla baia, sia di giorno che di sera. Io ho piacevolmente evitato e il mio panorama mozzafiato l’ho avuto il giorno dopo (vedi punto 2).
Ad ogni modo il centro storico di Kotor (Stari Grad), patrimonio dell’Umanità, è indubbiamente bellissimo e si visita comodamente anche in un’ora. E’ puntellato di case in pietra con scuri alla veneziana, Porte del Mare, piazze d’armi, chiese romaniche, chiese ortodosse e chiese romaniche cattoliche concesse successivamente agli ortodossi, con iconostasi in legno dipinto dalla bellezza struggente. E poi ristoranti, localini e puzza di pesce fritto un po’ ovunque.
Perché diciamocelo: Kotor è bella davvero, soprattutto quando arriva il tramonto e si accendono le lucine in tutta la baia. Ma il problema sono i troppi turisti che si riversano dalle crociere che la assalgono malamente d’estate, notte e giorno, che fanno perdere un po’ di fascino. Ci tornerei? Forse no.
2. La Serpentina dai tornanti infiniti
Uscite dalla confusione di Kotor e puntate a nord. Buduà, Sveti Stefan, Bar: magari ripasserò fuori stagione.
Aprite google maps e impostate il tragitto da Kotor a Cettinje.
Li vedete quei bei tornanti fitti fitti a U che fanno venire un po’ di ansia?
E’ la strada P1 costruita a fine ‘800 per collegare Kotor all’antica capitale del Montenegro. Il tratto più famoso è quello chiamato Kotor Serpentine: 17 km e 25 tornanti con panorami mozzafiato che dal mare si arrampicano sul Monte Lovcen (la “Montagna Nera” che dà il nome italiano a questo paese). Letteralmente si passa dai 458 metri sopra al livello del mare, a 881.
E’ spaventosa? No, la strada si fa tranquillamente e ad ogni tornante avrete viste diverse e impagabili sulla baia di Kotor, in tutta la sua maestosa bellezza.
Tempo di percorrenza: 1 ora minimo. Considerando che vi fermerete spesso a fare 34529 foto.
Raccomandazioni: La strada, totalmente asfaltata, non è larghissima, con 1 corsia a doppio senso e una leggera pendenza. In alcuni punti non ci sono guardrail né protezioni, ma se procedete con cautela non ci saranno problemi. Ad inizio agosto non abbiamo trovato traffico, anzi a dire il vero quasi anima viva. Non vale la pena se il tempo è nuvoloso, rischiereste di non vedere nulla.
3. Nieguši: tra re e prosciutti
Dopo l’esperienza dei tornanti, il primo minuscolo paesino di montagna che incontrerete è Nieguši.
Questo villaggio è famoso in tutta la nazione per due cose:
1. il suo prosciutto essiccato, Njeguški pršut, (ma anche per il Njeguski sir, formaggio di pecora)
2. per aver dato le origini a molti re e principi della dinastia dei Petrović-Njegoš che hanno governato il Montenegro per linea ereditaria da fine ‘600 al 1918, tra cui il famoso re, poeta ed eroe nazionale Petar II e la “nostra” Elena (Jelena Petrović-Njegoš), principessa del Montenegro, che sposò Vittorio Emanuele III di Savoia. Insomma qui l’orgoglio nazionale si respira a pieni polmoni.
A vedere oggi questo villaggio non lo direste perché ha subito un inarrestabile spopolamento, tanto che gli abitanti di questa tranquilla vallata sono solo 17. Una scuola, una posta, un ufficio del comune. Tutti con solo 1 dipendente. Il medico passa solo 1 volta a settimana.
Pochi, ma super ospitali con i turisti. Nella piazza principale d’estate spuntano bancarelle che vendono miele, frutta secca, ricami e prosciutti sotto vuoto, ma basta fare un giro e molti vi faranno entrare letteralmente in casa, nei loro seminterrati e garage, per acquistare rakija e prodotti km 0. Se poi, come me, vi chiamate Elena, vi festeggeranno particolarmente al punto da farvi quasi indossare gli abiti tradizionali della Princeza del Montenegro…
Un posto che merita una sosta sulla strada appena fuori dal paese è l’antica taverna Kafana Kod Pera Na Bukovicu. Tavolini all’aperto, tovaglie a quadretti rosse e bianche, qualche ape, due gatti e un proprietario che ci ha accolto con Toto Cotugno a tutto volume. È uno dei produttori del famoso prosciutto locale: abbiamo visitato con lui la stanza dove lo affumica. La produzione comincia a novembre, quando la temperatura scende sotto i 10°C e dura circa 1 anno. Prima vengono cosparsi di sale marino, poi immersi nella salamoia, pressati per rimuovere il liquido in eccesso, e infine issati e appesi sotto ai tetti delle case per essere affumicati. Questa fase, che va dalle 4 alle 6 settimane, prevede che il prosciutto venga affumicato con legno di faggio, che abbonda nella zona, arricchendolo di sapore. Infine vi è una lenta essiccazione alla fresca brezza di montagna. Come potevamo andare via da Nieguši senza provarlo?
4. Un verde che acceca: Pavlova Strana
Questo paese è verdissimo. Ve ne accorgerete attraversandolo. Boschi e foreste ricoprono il 45% del territorio. Ma il verde più verde che ci sia lo troverete in un posto dal nome simpatico: Pavlova Strana. Non so se è un caso, ma quello che vi troverete davanti una volta raggiunto questo affascinante viewpoint sul Lago di Scutari (che divide il Montenegro dall’Albania) è un’enorme torta pavlova tutta verde, circondata dal fiume Crnojevica, che forma un’insenatura a forma di ferro di cavallo. Insomma piace dare strani nomi alle montagne in questo paese dal nome Montenegro.
Il lago è un habitat speciale per tantissime specie di volatili, di pesci, di alghe e lumache di acqua dolce, diventando una delle zone protette più apprezzate dei Balcani.
Ps: Dalla pittoresca cittadina di Virpazar o da Rijeka Crnojevica partono dei tour in barca per navigare nel lago.
5. La bellezza quasi per caso: Plužine
La maggior parte dei turisti che visitano il Montenegro d’estate si concentrano solo sulla bellissima costa. E’ un grandissimo errore perché il nord ha moltissimo da offrire, è ancora poco battuto ed è uno scrigno di paesaggi incontaminati e di fresca aria pura di montagna. È stato tra i posti che ho preferito.
Il villaggio di Plužine, a nord ovest del Montenegro, quasi al confine con la Bosnia Erzegovina, tra le pendici dei monti del Durmitor e dal Parco Nazionale omonimo, patrimonio Unesco, l’abbiamo scelta quasi per caso, come tappa intermedia tra la Baia di Kotor e Sarajevo, ed è stata in realtà una sosta speciale e inaspettata.
E’ un posto dalla storia singolare: si tratta infatti di una piccola cittadina artificiale di epoca socialista, costruita nel 1976 contemporaneamente all’altissima diga di 220 metri e alla centrale idroelettrica di Mratinje la cui realizzazione ha necessitato l’allagamento del Canyon della Piva e la creazione dell’artificiale Pivsko Jezero (Lago Piva). Gli antichi villaggi che si trovavano nel Canyon sono stati sommersi e la città di Plužine è stata completamente ricollocata dove si trova ora, più in alto, popolata oggi dalle famiglie degli ingegneri che lavorarono alla costruzione della diga e della centrale. Intorno al lago è possibile scegliere tra diverse attività, dalle più adrenaliniche (zip line, kayak o rafting) alle più tranquille nuotate in acqua dolce o gite in barca. Questo lago, oggi famoso per la pesca della trota, rappresenta una delle principali riserve d’acqua della regione.
Il lago sembra in realtà un fiume perché è stretto e lungo 45 km. Lo noterete bene dalla strada panoramica E762 che corre a nord fino al confine con la Bosnia e che costeggia le gole del canyon regalando scorci mozzafiato, oltre ad una serie infinita di curve e gallerie letteralmente scavate nella roccia viva in rapida successione. Vale davvero la pena passare di qui, ma di mattina quando la luce colpisce le acque turchesi del lago, prima che arrivi l’ombra.
6. Il Monastero “spostato”
Anche il luogo in cui si trovava l’importante Monastero ortodosso di Piva (Manastir Pivski), fu sommerso a causa della costruzione della centrale di Mratinje. Così, per evitare di perdere per sempre uno dei luoghi di culto più importanti del paese, restauratori jugoslavi e internazionali riuscirono letteralmente a smontarlo e trasferirlo a 9 km dalla nuova Pluzine, salvandolo.
Si è trattato di un progetto molto complesso e ambizioso, iniziato nel 1970 e terminato 12 anni dopo. E’ un singolare esempio di restauro conservativo: ogni pietra è stata accuratamente numerata, poi smontata, e ripristinata nel nuovo Monastero in base alla sua posizione originaria (sul muro esterno del monastero ci sono ancora alcune pietre numerate visibili…). Il più complesso di tutti gli sforzi è stato rimuovere e successivamente ripristinare e conservare i più di 1200 mq di preziosi affreschi originali.
Il Monastero, dedicato alla Dormizione della Santa Madre di Dio, immerso oggi in un’oasi di pace, fu realizzato nel XVI grazie al mecenate erzegovino e successivamente patriarca Savatije Sokolovic che ne finanziò la costruzione e gli arredi decorativi interni. Ha la particolarità di essere stato costruito durante, e con il permesso, dei sovrani ottomani che all’epoca occupavano il Montenegro. Questa storia singolare è narrata anche in un affresco dove sono raffigurati insieme il fondatore del Monastero Savatije e Sokollu Mehmed Pashà, una vera rarità per una chiesa ortodossa.
L’esterno in pietra, semplice e rigoroso, contrasta con la maestosità degli spazi interni, suddivisi in tre navate, ricchi di splendidi affreschi, realizzati da un pittore greco sconosciuto ad inizio ‘600, della ricca iconostasi dorata (realizzata da tre pittori di icone serbi tra metà ‘500 e metà ‘600), dal portale interno decorato in avorio e da numerose reliquie di santi.
Il Museo del Monastero conserva un tesoro di 183 libri, importanti codici miniati (tra cui un salmo stampato dalla prima tipografia dei Balcani!) e un salterio del 1495. E’ possibile acquistare anche miele, succhi e rakija prodotte dai monaci del luogo.
Ingresso gratuito. Ricordati di coprire spalle e gambe prima di accedere.
Indirizzi
Uzgajalište Školjki Kamenari, Jošice bb, Montenegro
Un posto semplice sul ciglio della strada, con 4 tavoli in croce praticamente in mare dove mangerete cozze freschissime stufate con aglio, vino, pomodori e Tabasco insieme ad un buon bianco della casa.
Ethno restaurant Sočica, Plužine
Una tappa immancabile per assaporare specialità di montagna e lago con vista sulle cupole scintillanti della chiesa ortodossa della città. Tutto perfetto, a partire dall’infinita gentilezza del personale di sala: abbiamo assaggiato il kačamak (piatto tradizionale della montagna e specialità dello chef, con patate schiacciate e cotte lentamente sul fuoco, poi mescolate con farina di mais e formaggio kajmak filante), funghi di montagna, zuppa di agnello (jagnjeca čorba) cucinato con il metodo di cottura tipico chiamato ispod sača che consiste nell’arrostire la carne sotto un coperto di metallo coperto di braci, il tutto innaffiato da un ottimo Vranac Pro Corde del vitigno indigeno più famoso, semplicemente il miglior vino assaggiato in tutto il viaggio. Ottimo rapporto qualità prezzo.
Bungalows Apartman Holiday, Plužine
Pernottare in bungalow immersi in un luogo da sogno in riva al lago, a due passi dal centro. Proprietari gentilissimi.
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