"Che ci fai su questa nave?" mi chiese in inglese uno dei doganieri.
"Volevo vedere il Mar Baltico", risposi assonnato.
"Perché? Cos'ha di speciale?"
"Secondo i marinai è il più bello di tutti".
"Mai notato".
"E' la luce ad essere speciale. Morbida e calda. In autunno si infiamma".
J. BROKKEN, Anime baltiche
Estate 1989. Ultimi giorni di agosto. Il sole è ancora alto nel cielo. L’aria fresca profuma di qualcosa che si attende da tempo.
Alle 19 in punto due milioni di estoni, lettoni e lituani escono di casa fieri e scendono nelle strade, si prendono la mano l’un l’altro e formano una catena ininterrotta di vite lunga 600 km, da Tallinn a Vilnius, passando per Riga. Dolci anziane babuske, giovani donne con i loro bambini, uomini d’affari e contadini, indossano abiti tradizionali, hanno in mano fiori, bandiere e una grande speranza per un futuro migliore.
Sulla carta sono abitanti dell’Unione Sovietica, ma quel giorno protestano silenziosamente e pacificamente per non esserlo più. Sognano il ripristino di libertà e indipendenza da una forzata invasione.
Questo video è un ricordo di quel giorno ed è un gioiello:
Qualche anno fa ho fatto un viaggio nei Baltici che ha ripercorso il cammino di quella catena di civiltà e pace.
È stato un viaggio on the road di quasi 2 settimane d’autunno, con 3 amiche, una Toyota Yaris semi scassata e i cormorani in testa a guidare il cammino. Strade sterrate che sembravano non finire mai, confini da attraversare, foreste di betulle e paesaggi solitari dal finestrino.
Oggi vi porto tra i ricordi che ho di Estonia, Lettonia e Lituania, malinconici e indimenticabili. Alcuni sono così belli che faccio fatica a credere di averli vissuti davvero, o se siano stati un sogno.
Una cosa è certa: andateci prima che tutti scoprano quest’angolo meraviglioso e ingiustamente dimenticato d’Europa.
Una mattina con i pescatori di ambra
Arriviamo a Klaipeda, di sera, stanchissime. Facciamo la spesa vicino casa e dopo cena usciamo a bere una birra in un pub di quartiere qualsiasi per ricaricare le forze.
In quel posto fumoso e frequentatissimo conosciamo tanta gente incuriosita, e quasi incredula, di trovare 4 ragazze italiane ad ottobre, in un lunedì come tanti, proprio a Klaipeda. Chiacchieriamo di strade, itinerari e impressioni, e un ragazzo ci dà un consiglio che si rivelerà essere uno dei più memorabili di tutto il viaggio.
La mattina seguente decidiamo di seguire le sue rocambolesche indicazioni: “imboccate la strada per Palanga, parcheggiate l’auto poco prima del paese di Karlé e camminate nella foresta in direzione ovest fino a che non sentirete il rumore del mare”. Nonostante ogni pronostico il mar Baltico lo sentiamo e lo raggiungiamo davvero: è nero e burrascoso e il vento è di quelli che ti tagliano in due.
Lo spettacolo è sorprendente: una decina di pescatori, totalmente imbracati, entrano ed escono dall’acqua con enormi reti e buttano sulla battigia il raccolto, religiosamente esaminato dalle mogli e da qualche cane fidato. Rovistano in quel groviglio di alghe e pesci morti, scartano pietre e conchiglie e raccolgono grandi gemme di preziosissima ambra.
Abbiamo osservato quel lavoro certosino per una mezz’ora buona, affascinate, poi abbiamo iniziato a setacciare anche noi la spiaggia alla ricerca dell’ambra, mentre un pescatore barbuto ci guarda e sorride dolcissimo.
A fine mattinata, quell’uomo mi avvicina. Mi prende la mano, mi consegna un sacchetto e sorride nuovamente. Dentro c’erano una ventina di grosse gemme di ambra: il suo prezioso bottino è diventato un regalo per quattro curiose sconosciute.
Come potevo iniziare questo racconto se non con lui e con il suo sguardo buono.
Le dune della penisola curlandese
La Penisola di Curlandia è una lingua strettissima di terra lunga 98 km (ma larga solo 2) per metà lituana, per metà russa. Ha una geografia davvero insolita e curiosa e il suo confine con la terra di Kaliningrad è fatto di angosciante filo spinato. Un old ferry collega il porto di Klaipeda con la cittadina di Smiltynė ogni ora del giorno in pochi minuti.
La prima cosa che si fa quando si sbarca sulla Penisola curlandese è puntare il navigatore dritto dritto a Nida, la città più a sud, al confine con l’enclave russa. La strada 167 è lunga ma molto affascinante: attraversiamo, incollate al finestrino, sopraffatte e in silenzio, folti boschi di betulle che si illuminano con i raggi di un sole caldo e morbido. Raggiungiamo velocemente le dune di sabbia dorata di Parnidis, a detta di molti le più alte d’Europa, che si allungano verso il mare come una lunga striscia di luce accecante. Maciniamo chilometri a piedi, facciamo giù e sù da dune vertiginose, costeggiamo il mare con velieri all’orizzonte, costeggiamo frontiere che la geografia non conosce né comprende e il paesaggio crea un corto circuito: siamo davvero davanti al mar Baltico con il sole caldissimo in faccia o in un posto qualsiasi del Mediterraneo?
Le case tradizionali dei pescatori di Nida ci riportano drasticamente alla realtà nordica fatta di casette in legno, di giardini perfettamente curati e di pesce affumicato in bella mostra un po’ ovunque.
La collina delle croci
Un posto necessario in Lituania è la Collina delle croci nei pressi di Šiauliai e merita qualsiasi deviazione dai vostri itinerari. Oggi è necessaria ancor di più perché vi fornirà la chiave giusta per comprendere al meglio l’anima di questa nazione e questioni geopolitiche scottanti.
Visitarla è stato un bel pugno nello stomaco, improvviso.
L’usanza di piantare una croce su questa collina nasce nella prima metà dell’800, per commemorare i caduti durante le sanguinose proteste contro il regime repressivo dello zar. Durante il regime sovietico, a partire dal 1961, le croci vennero distrutte o bruciate perché veniva impedito professare il cattolicesimo e la collina venne più volte rasa al suolo e bruciata. Ma i fedeli lituani, imperterriti e ancora più ostinati, ogni notte tornavano lì e ripiantavano ancora più croci di prima. Quel luogo senza un tetto divenne presto il tempio sacro per eccellenza della Lituania, simbolo di una resistenza pacifica contro gli oppressori e di identità nazionale.
Oggi vi aggirerete smarriti in una vera e propria foresta sacra formata da 400 mila croci di ogni tipo, in legno, in ferro, enormi o minuscole, posizionate senza un senso logico, accatastate una sull’altra, una accanto all’altra, con dediche e foto strazianti e rosari e ancora bigliettini in una lingua incomprensibile, ma chiaramente universale. Ognuna ha una storia importantissima da raccontare.
Kaunas
Kaunas è un’antica cittadina medievale un po’ sgangherata, ora polo universitario e artistico per eccellenza della Lituania.
Di Kaunas ricordo il centro storico con caratteristiche casette in legno tagliato in due, in maniera quasi brutale, dal Laisves Aleja (Viale della Libertà), arteria principale lunga 2 km che vi porterà dall’elegante e iconico Kauno Rotušė, il municipio bianco con la svettante torre a forma di collo di cigno, alla “ruvida” Chiesa Ortodossa russa di San Michele Arcangelo, scrostata e potentissima. E’ una strada che va percorsa perché in un attimo capirete le varie anime di questa città: decadente e ordinata, orgogliosa ed esuberante, liberty e modernista, creativa e autentica, avvolta da una pesante atmosfera soviet: basti guardare l’Ufficio centrale delle poste del 1931 e il Kino Romuva.
Prendetevi anche del tempo per fare una passeggiata nel verde cittadino, andando a visitare ciò che resta del Castello di pietra Kauno Pili e il parco di Neris e Nemunas dove i due fiumi che tagliano la città finalmente si uniscono.
Circumnavigando il Castello di Trakai
A 30 km da Vilnus si nasconde un lago da fiaba pieno di cigni, un castello in mattoni rossi arroccato su una piccolissima isola e un paesino di casette di legno colorate abitato dai Caraiti, discendenti di un’antica comunità tatara, gruppo etnico ebraico di origine turca, che giunse da queste parti intorno al 1400.
Non per rovinare l’idillio, ma il castello di Trakai, vera attrazione del posto, che si raggiunge comodamente con un ponte pedonale, è totalmente ricostruito. Per questo motivo abbiamo deciso di ammirarlo solo dall’esterno facendo un giro in barca nel lago, immergendoci nella natura selvaggia, circondate da 21 piccole isole.
Vilnus: la sorella indipendente
Dopo tanto peregrinare nei Baltici giungiamo a Vilnus, ultima tappa del nostro viaggio. Vilnus, una città che attraverso i secoli è stata spogliata e rispogliata della sua identità e dei suoi nomi (Wilno, Wilna, Wilne, Vilnus), ci ha riservato delle chicche che hanno messo la ciliegina sulla torta.
Tra i posti unici e indimenticabili per me c’è Uzupis dove tutti hanno il diritto di commettere errori, di piangere, di avere dei dubbi, ma nessuno ha il diritto di pretendere l’eternità. Attraversate il fiume Vilnelė ed entrate in questo piccolo quartiere speciale, dove nel 1998 creativi, sognatori, ubriaconi e squatter hanno dato vita ad un’utopia artistica. Uzupis da zona povera e degradata (la sua strada principale un tempo era soprannominata “strada della morte”, perché gli ebrei che abitavano il quartiere furono decimati durante l'Olocausto…) è stata trasformata dai suoi abitanti, non senza una punta di ironia, in un vero e proprio Stato indipendente, non riconosciuto da nessuno, ma tollerato dalla Lituania. La sua creazione è nata come una reazione liberatoria in risposta alla tirannia sovietica: dopo anni difficili, Uzupis, con le ferite ancora aperte, è un quartiere che è tornato a rinascere e sorridere, con i suoi pianoforti in mezzo alla strada, la sua street art colorata, con le altalene sul fiume, ed è diventato uno spazio di libertà per tutti. La Repubblica di Uzupis è dotata di un vero Presidente, un inno, una bandiera (o meglio 4 bandiere, una per ogni stagione), un esercito di 11 uomini, un Parlamento che si riunisce in un bar in riva al fiume e una Costituzione. Raggiungete Paupio Gatvé per leggere i suoi 41 articoli. È una delle più belle e liberatorie Costituzioni mai scritte, che esalta tutto ciò che si è perso di vista al giorno d’oggi: la libertà propria e altrui, il rispetto reciproco, la pace, l’amore.
Un’altra zona che mi è rimasta nel cuore, fuori dai sentieri più battuti, è quella di Aušros Vartai (l’unica porta superstite della cinta muraria che cingeva la città) con il gigantesco murales “Freedom” di Millo a due passi, un mercato sincero di frutta e verdure con tante babuske con cui comprendersi a suon di sorrisi e gesti e il dipinto miracoloso della Madonna nera, custodito nella cappella interna alla Porta che invoca la protezione della città da attacchi ed epidemie.
Infine il cerchio di un lungo viaggio si chiude nella bellissima città vecchia super barocca, in Piazza della Cattedral, dove c’è Stebuklas (“miracolo”), il luogo dove giunse la catena umana della rivoluzione cantata del ‘91. Si dice che se si fa un giro completo in senso orario su Stebuklas tutti i sogni possono avverarsi.
Per le strade della Lituania
Superior central apartment, Sauliu g. 4-4, Klaipeda
Appartamento con parcheggio gratuito a pochi metri dal centro.
Senasis Uostas, Naglių g. 29 D, Nida
Posto semplice e buono per mangiare pesce a Nida.
Kauno pilies apartmentai, Pilies g. 1-16, Kaunas
Appartamento moderno e super pulito in centro.
"Bernelių užeiga" senamiestyje, M. Valančiaus g. 9, Kaunas
Il saltibarsciai più buono di tutta la Lituania l’abbiamo mangiato qui.
Kibininé, Karaimų g. 65, Trakai
Posto carino dove assaggiare i kibinai, timballo di carne e verdure, a poco prezzo.
Near station apartment, Mindaugo g. 27, Vilnus
Appartamento con parcheggio gratuito, moderno e pulito.
Keistoteka, Paupio g. 2, Vilnius
Una pittoresca libreria a Uzupis dove poter acquistare una copia stampata della Costituzione e spulciare tra libri usati e trovare delle chicche.
Etno Dvaras, Pilies g. 16, Vilnus
Location carina e accogliente, menu con piatti tipici a ottimi prezzi, da non perdere i cepelinai.
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